Nord Corea
Esitazione
Un blog dedicato a chi esita prima di esternare. Un aiuto per filtrare tutte le sciocchezze pubblicate che rendono la ricerca della verita' un'impresa donchisciottesca.
mercoledì 11 luglio 2012
venerdì 29 giugno 2012
Attacco e difesa del Liceo pubblico
Questo articolo prende spunto dalla arguta invettiva contro
il Liceo italiano del Bocconiano Liberale.
Ne condivido la maggior parte delle critiche. I problemi
evidenziati sono seri, reali e ancorati a dei cliché difficili da rimuovere.
Scagliarsi contro i cliché è anche il mio sport preferito, quindi ho apprezzato
molto l’articolo. Peccato che l’interpretazione sull’origine dei problemi sia a
sua volta infarcita di cliché di stampo opposto. Per esempio, perché far
risalire la mancanza di meritocrazia (che poi spesso non è vero) a una matrice
storica catto-comunista? Non mi pare che chi, negli ultimi 20 anni, si sia
proposto come alternativa a questo schema da Prima Repubblica abbia migliorato
la situazione, in ogni ambito della vita pubblica. Anzi. E inoltre, perché inquadrare
i lettori de La Repubblica come pseudo-intellettuali incapaci di vedere oltre
una presentazione superficialmente dotta della modernità? Sono un lettore de La
Repubblica e spesso ne riscontro i limiti nell’approccio a certe tematiche. Per
esempio, ho trovato mediamente stucchevole la scelta degli ospiti per La Repubblica
delle Idee, il festival culturale organizzato recentemente a Bologna. Solite
facce, solito armamentario. Ma bisogna essere volutamente orbi per non
accorgersi che La Repubblica è molto di più. Porta alla luce dei problemi
rilevanti dei quali altrimenti nessuno parlerebbe. (Tantomeno un Bocconiano
Liberale con quella splendida foto in testa al blog.) Assume un atteggiamento
critico e provocatorio verso certe fedi che nemmeno i disastri (economici,
ambientali, climatici) del nuovo millennio riescono a scalfire (ah com’era
bella la great moderation!). Insomma, può anche sbagliare ma svolge a mio parere
una funzione molto più utile rispetto, per esempio, agli equilibrismi di un
Corriere. Tolti questi sassolini dalle scarpe, posso ora tornare all’obiettivo
più serio di questo articolo: argomentare perché il Liceo pubblico italiano sia
comunque da salvare (ancorché da riformare). Conosco i miei polli: perché mai dovrebbe
essere lo Stato a offrire X e Y? Non potrebbe invece limitarsi a garantire il
diritto allo Studio finanziando l’accesso alle scuole private? Per il Liceo,
dei validi motivi esistono. Eccoli.
1)
Al Liceo pubblico c’è mescolanza di idee,
estrazioni sociali, radici culturali. Se il Liceo pubblico non fosse più un’alternativa
gratuita e, per così dire, “di default” (non intendo fallimentare!), figli di
genitori con preferenze simili si ritroverebbero nello stesso liceo, figli di
genitori con preferenze diverse si troverebbero in licei diversi. Ricordo il
Liceo come un momento bellissimo non solo (o forse addirittura non tanto) per
le conoscenze acquisite dalla cattedra, ma per quelle derivanti dall’incontro coi
soggetti più disparati. Immaginate invece un panorama scolastico dove i ricchi
stanno coi ricchi, i musulmani coi musulmani, e via dicendo. Come
interagirebbero poi tra di loro queste persone nel mondo post-liceale? Molti
che subiscono già certe scelte interagiscono male, lo sappiamo. Basta
accorgersene.
2)
Il Liceo pubblico riduce l’ereditarietà
ideologica fra genitori e figli. I motivi sono gli stessi di cui sopra. Ma
valeva la pena di sottolineare questo aspetto in un punto a parte. La vita
presente e futura di un bambino è già tremendamente influenzata dai genitori
che si ritrova. Ahimè, è la natura e va accettato. Mandarli al Liceo pubblico
non vuol dire certo farli allevare dallo Stato o dalla Patria come in un regime
nazista. E’ qualcosa di più simile mandarli invece in una scuola settaria. E in
più c’è un indesiderabile correlazione fra quello che sentono a casa e quello
che sentono a scuola.
3)
Il Liceo pubblico italiano offre una grande varietà
di conoscenze. E’ vero, sulle singole materie la qualità rimane spesso troppo
bassa, soprattutto in quelle scientifiche, come dimostrano test internazionali.
Ma questo dipende da altri fattori, come quelli messi in risalto dal Bocconiano
Liberale. Lo spettro ampio è solamente una ricchezza. Se ne ha l’impressione
parlando con coetanei di altri Paesi europei. Se non hanno scelto percorsi
specifici, spesso non sanno nulla di filosofia per esempio. È irrilevante per
la competitività del Paese? Non me ne frega niente.
4)
Il Liceo scientifico riduce l’ottuso disprezzo
italiota per la matematica. È un altro dei problemi messi in luce dall’articolo
del Bocconiano, ma non si può certo imputare a tutto l’istituto del Liceo
italiano (a meno che lui non intenda il Classico come il Liceo per eccellenza,
allora è vittima degli stessi cliché che critica!). Il crescente successo dello
scientifico è l’unica speranza per un’inversione di tendenza. Che poi a tenere in vita il classico (che non
disprezzo, sia chiaro, lo considero solo Paretianamente inferiore) sono proprio
le cosiddette élite, anche economiche.
Sono arrivato a 4, potrei
arrivare anch’io a 8 parlando delle difficoltà di implementare un efficacie
sistema alternativo. Spesso in Italia si dimentica che i problemi del pubblico sono
problemi dell’Italia tutta e si riflettono anche nel privato, mentre in altre nazioni
funzionano meglio sia il pubblico che il privato. Per non parlare della
commistione di pubblico e privato, dove si annidano i cancri più tremendi dell’Italia.
Le 8 critiche del Bocconiano Liberale meritano tutte considerazione. Cerchiamo
di affrontarle nel pubblico però e di non abbandonarci alla tentazione di
gettare il bambino con l’acqua sporca.
domenica 24 giugno 2012
Troppo facile
Tutti i documentari dietrologici (9/11, signoraggio, complotti, tutto) in una comodo lista, pronti da vedere in streaming. La nostra missione e' ora troppo facile - per scrivere un articolo basta vedere uno di questi film e parlarne.
(A dire la verita', c'e' anche un sacco di roba buona nella lista - ed e' per questo che l'ho linkata)
(A dire la verita', c'e' anche un sacco di roba buona nella lista - ed e' per questo che l'ho linkata)
martedì 12 giugno 2012
Da sovrano a sovrano
Due interessanti articoli del 2002 spiegano che la Regina Elisabetta non pago' le tasse sul patrimonio ereditato dalla Regina madre. I trasferimenti da sovrano a sovrano non sono considerati eredita' tassabile. (E' come, dal punto di vista del diritto, se la famiglia reale fosse un entita' sovrana e lo Stato inglese un'altra entita' sovrana, da pari a pari). Il secondo articolo va piu' a fondo e apre la porta su un universo di regole arzigogolate e ad hoc che gestiscono la finanza della Sovrana Famiglia ("le uniformi, ma non gli altri vestiti, sono deducibili dal reddito").
La motivazione addotta per questo trattamento speciale e' che "Il sovrano deve avere un appropriato grado di indipendenza dal governo corrente per poter essere costituzionalmente imparziale, e non ha l'opportunita' di guadagnarsi da vivere tramite un lavoro a tempo pieno".
Teoria dei giochi applicata
Golden Balls, un gioco in TV nel Regno Unito, ha come atto finale una versione "debole" del Dilemma del Prigioniero. Il monte premi e' dato. I due partecipanti possono giocare "Split" (dividi) o "Steal" (ruba). Se entrambi splittano, vanno a casa con 50% del monte premi a testa. Se uno splitta e l'altro ruba, chi ruba va a casa con tutto e l'altro con niente. Infine, se entrambi rubano, il monte premi e' dato in beneficenza. Il gioco e' drammatico ed emozionante: ecco un esempio.
Nel Dilemma del Prigioniero tradizionale, se uno dei due sceglie di non cooperare, la cosa migliore da fare per l'altro e' non cooperare. Se uno dei due sceglie di cooperare, la cosa migliore per l'altro e', di nuovo, di non cooperare. Percio' alla fine entrambi i giocatori non cooperano sicuramente (almeno, questo e' quello che prevede la teoria dei giochi; non funziona sempre nella realta').
Il gioco "Split or steal" e' "debole" perche'se tu scegli di non cooperare (rubi), a me non importa piu' niente (perche' qualunque cosa scelgo vado a casa a mani vuote). In apparenza, qui la teoria dei giochi non e' piu' molto utile perche' tre dei quattro possibili risultati (Steal/Steal, Split/Steal e Steal/Split) sono tutti equilibri di Nash. Quando vi e' piu' di un equilibrio di Nash, la teoria dei giochi non aiuta a stabilire quale e' piu' probabile o come far convergere il gioco verso l'equilibrio desiderato. O no?
Nel video che segue, il giocatore ha trovato un modo di sfruttare la sottile differenza tra questo gioco e il Dilemma del Prigioniero a proprio favore.
Ovviamente il paper e' gia' stato scritto, eh, aveva ragione Santana che tutto e' stato cantato.
Ezra Pound, il fascismo, e il furto culturale
Ora non so se sto a scrivere cose che tutti gia' sapevamo (mi pare di no) ma per quel poco che so di storia dell'estrema destra italiana, ho notato il ripetersi di uno schema inquietante.
La cosa e' cominciata meno di quattro anni fa (29/10/2008) con dei "giovani di estrema destra", per usare le parole di Repubblica, che si sono messi a prendere a bastonate dei pacifici manifestanti che protestavano contro la riforma Gelmini. Repubblica ha ancora il video sul suo sito, ma per i posteri (non si sa mai) ho salvato una foto che dice tutto.
La violenza squadrista si ripete, ma non e' che ve lo devo dire io. La cosa meno ovvia, ma forse piu' importante alla lunga, e' un'altra: l'appropriazione dei simboli e della cultura a scopo politico. Per una foto presa da un passante durante un evento violento in una piazza, e' una coreografia eccezionale. Le mazze tricolore, in particolare, mi avevano fatto incazzare tantissimo, perche' rappresentano l'ennesimo atto di appropriazione fascista del tricolore. ("Siamo violenti, ma per la patria"). Purtroppo, da che mi ricordo, sventolare il tricolore (e il patriottismo in generale) al di fuori di occasioni calcistiche e' sempre stato sentito come una cosa di destra. Questo non ha da essere. La colpa di questo e' tanto di chi compie l'appropriazione quanto di chi la lascia compiere, non riprendendosi quello che e' di tutti. Negli Stati Uniti, Democratici e Repubblicani fanno a gara a chi sventola la bandiera piu' visibilmente. E' una cosa buona! Facciamola anche noi.
E non ci si limita al tricolore: il fascismo si appropria di tutto: l'ideologia anticapitalista; i valori insostituibili del capitalismo; l'ordine e la passione; qualunque cosa suona figo, la prendono e la ri-gridano piu' forte.
Ma quello di cui volevo parlare oggi e' un'altro soggetto: Ezra Pound. Grandissimo poeta - padrino di gente come Hemingway, Joyce, Frost, ed Eliot. Folle, antisemita e fascista, passo' meta' della sua vita in Italia e si mise al servizio di Mussolini. Economista velleitario. Ce n'e' da raccontare per ore, ma non ho tempo (ne parlero' in un altro post). La sua popolarita' come poeta era tale che trascendeva l'impopolarita' delle sue scelte politiche. Persino Allen Ginsberg lo venne a trovare a Rapallo nel 1967 e gli fece fumar canne.
Balzo in avanti, secolo ventunesimo. Pound e' uno sconosciuto in Italia. Purgato dal curriculum letterario della scuola dello Stato antifascista. A Roma c'e' un centro sociale fascista chiamato Casapound. Ci stanno rubando anche la poesia. Anche qui, non deve essere cosi'. Verso la fine della sua vita, Pound si e' pentito di molte delle proprie vedute politiche (tant'e' che gli eredi non vogliono avere a che fare con Casapound). In ogni caso, anche D'Annunzio era fascista (a modo suo) e la sua poesia non e' vietata. Sara' che e' morto appena in tempo, non so. Il punto e' che la poesia di Pound, come quella di D'Annunzio, non parla di fasci, o di tricolori, o di ebrei. Riprendiamocela, o ci ritroveremo a doverla combattere (e non si vince combattendo la poesia e la bandiera). Cominciamo da qui:
La cosa e' cominciata meno di quattro anni fa (29/10/2008) con dei "giovani di estrema destra", per usare le parole di Repubblica, che si sono messi a prendere a bastonate dei pacifici manifestanti che protestavano contro la riforma Gelmini. Repubblica ha ancora il video sul suo sito, ma per i posteri (non si sa mai) ho salvato una foto che dice tutto.
La violenza squadrista si ripete, ma non e' che ve lo devo dire io. La cosa meno ovvia, ma forse piu' importante alla lunga, e' un'altra: l'appropriazione dei simboli e della cultura a scopo politico. Per una foto presa da un passante durante un evento violento in una piazza, e' una coreografia eccezionale. Le mazze tricolore, in particolare, mi avevano fatto incazzare tantissimo, perche' rappresentano l'ennesimo atto di appropriazione fascista del tricolore. ("Siamo violenti, ma per la patria"). Purtroppo, da che mi ricordo, sventolare il tricolore (e il patriottismo in generale) al di fuori di occasioni calcistiche e' sempre stato sentito come una cosa di destra. Questo non ha da essere. La colpa di questo e' tanto di chi compie l'appropriazione quanto di chi la lascia compiere, non riprendendosi quello che e' di tutti. Negli Stati Uniti, Democratici e Repubblicani fanno a gara a chi sventola la bandiera piu' visibilmente. E' una cosa buona! Facciamola anche noi.
E non ci si limita al tricolore: il fascismo si appropria di tutto: l'ideologia anticapitalista; i valori insostituibili del capitalismo; l'ordine e la passione; qualunque cosa suona figo, la prendono e la ri-gridano piu' forte.
Ma quello di cui volevo parlare oggi e' un'altro soggetto: Ezra Pound. Grandissimo poeta - padrino di gente come Hemingway, Joyce, Frost, ed Eliot. Folle, antisemita e fascista, passo' meta' della sua vita in Italia e si mise al servizio di Mussolini. Economista velleitario. Ce n'e' da raccontare per ore, ma non ho tempo (ne parlero' in un altro post). La sua popolarita' come poeta era tale che trascendeva l'impopolarita' delle sue scelte politiche. Persino Allen Ginsberg lo venne a trovare a Rapallo nel 1967 e gli fece fumar canne.
Balzo in avanti, secolo ventunesimo. Pound e' uno sconosciuto in Italia. Purgato dal curriculum letterario della scuola dello Stato antifascista. A Roma c'e' un centro sociale fascista chiamato Casapound. Ci stanno rubando anche la poesia. Anche qui, non deve essere cosi'. Verso la fine della sua vita, Pound si e' pentito di molte delle proprie vedute politiche (tant'e' che gli eredi non vogliono avere a che fare con Casapound). In ogni caso, anche D'Annunzio era fascista (a modo suo) e la sua poesia non e' vietata. Sara' che e' morto appena in tempo, non so. Il punto e' che la poesia di Pound, come quella di D'Annunzio, non parla di fasci, o di tricolori, o di ebrei. Riprendiamocela, o ci ritroveremo a doverla combattere (e non si vince combattendo la poesia e la bandiera). Cominciamo da qui:
Sing we for love and idleness,
Naught else is worth the having.
Though I have been in many a land,
There is naught else in living.
And I would rather have my sweet,
Though rose-leaves die of grieving,
Than do high deeds in Hungary
To pass all men's believing.
[An Immorality, by Ezra Pound]Piu' Ezra Pound, meno estrema destra.
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